Quartu Sant’Elena: la riscoperta di una città fortificata

Quartu Sant’Elena: la riscoperta di una città fortificata
di Ivan Murgana

Per vedere l’immenso patrimonio storico e naturale che offre la città occorrerebbero giorni interi da passare tra mare e montagna. Le splendide spiagge come il Poetto, Mari Pintau e Geremeas da un lato, i boschi dei monti Sette Fratelli dove vivono liberi cinghiali, cervi e aquile sull’altro versante.

Per leggere tutto d’un fiato le pagine che la storia ha scritto su questo territorio accarezzato dallo stagno di Molentargius, dove numerose sono le chiese cittadine e campestri, i nuraghi, e i luoghi di interesse culturale, basta raggiungere Quartu Sant’Elena: una visita istruttiva per chi abita nei dintorni, un viaggio indimenticabile per i turisti provenienti da ogni angolo d’Europa.

Un bagaglio storico che parte dell’epoca nuragica per arrivare a quello contemporaneo del periodo della seconda guerra mondiale, testimoniato dalla presenza delle fortificazioni disseminate lungo il territorio di Quartu.

Negli ultimi anni, proprio per salvaguardare questi veri e propri fortini realizzati in ferro e calcestruzzo tra il 1940 e il 1942 per respingere gli assalti nemici provenienti dal mare, l’amministrazione comunale con l’ausilio della Assfort Sardegna, sta dando vita a un percorso di tutela e valorizzazione di queste costruzioni che permetterà presto alla città di avere un’attrattiva in più da mostrare ai visitatori.

Un arco di contenimento che abbracciava tutta la costa, costituito da decine di fortini presidiati dai soldati, spesso camuffati come abitazioni per sfuggire ai raid aerei.

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“Agli inizi degli anni quaranta in tutta l’Isola furono costruite almeno 1500 postazioni permanenti per fronteggiare un eventuale sbarco delle truppe americane, ma la peculiarità di Quartu è che lungo questo territorio esisteva un vero e proprio arco di contenimento realizzato con lo scopo di fronteggiare il nemico nell’attesa dei rinforzi dislocati nell’entroterra – spiega Giuseppe Carro, presidente dell’Associazione Studi Storici e Fortificazioni Sardegna – per non perdere memoria di queste costruzioni, e del periodo storico che rappresentano, abbiamo dato il via ad una lunga ricerca filologica che ci ha portato a consultare archivi militari ma anche gli ultimi testimoni che ricordano la loro edificazione”.

Durante l’edizione del 2006 di Monumenti Aperti, il fortino che sta sul lato ovest del lago Simbirizzi è stato ripulito e reso fruibile ai visitatori, che grazie a cimeli storici e figuranti in divisa dell’epoca, hanno potuto fare un tuffo nel passato.

Nelle campagne ma anche nei quartieri come Pitz’e Serra, dove nei pressi del liceo scientifico esiste ancora oggi una struttura simile a una chiesa, le fortificazioni dell’ultimo conflitto mondiale, in alcuni casi inglobate dalle abitazioni, disseminate sul territorio di Quartu sono almeno ottanta. Spesso, per costruirne di nuovi, si sfruttavano le risorse che offriva l’ambiente circostante, ne è un esempio la fortificazione sorta sui resti del nuraghe Is Meris o quella del nuraghe Diana.

“Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare queste strutture e mostrarle ai visitatori – aggiunge Daniele Grioni, altro fondatore della Assfort Sardegna – perché le fortificazioni costiere della Sardegna, al pari di quelle della Sicilia, hanno caratteristiche uniche rispetto a quelle del resto d’Italia.

Ci piacerebbe creare un percorso guidato per mostrare almeno i fortini più importanti, dove i turisti possano arrivarci facendo trekking o andando in bicicletta o a cavallo: non un surrogato della classica offerta culturale fatta di visite ai musei o ai siti archeologici, ma una valida alternativa”.

In occasione della prossima edizione di Monumenti Aperti, prevista per la prossima primavera, le fortificazioni che sorgono a Quartello, salvate dal Comune agli inizi del duemila da demolizione certa, verranno aperte ai visitatori. “Queste costruzioni, che la memoria collettiva aveva dimenticato, possono dare alla nostra città uno sviluppo turistico diverso da quello tradizionale – dice l’assessore ai Beni Culturali, Anna Paola Loi – realizzando un percorso guidato da Quartello a Margine Rosso sarà possibile valorizzare il nostro territorio costiero e dare una mano all’economia locale”.

Insomma l’obiettivo del Comune e dell’Assfort è quello di ridare lustro alle fortificazioni della seconda guerra mondiale, non solo per mostrare un aspetto della storia sino ad oggi poco considerato, ma anche per ricordare il sacrificio in termini di vite umane della Sardegna durante l’ultimo conflitto bellico: un monito per le generazioni future.

Maggiori informazioni:

Comune di Quartu Sant’Elena www.comune.quartusantelena.ca.it