Villaperuccio: alla scoperta della necropoli di Montessu

Villaperuccio: alla scoperta della necropoli di Montessu
di Ivan Murgana

Forse è perché da lì sopra si domina l’intera vallata e lo sguardo può scorgere in lontananza l’azzurro del mare di Porto Pino. Oppure perché il silenzio che avvolge le pendici di Sa Pranedda, rende più dolce il sonno dell’eternità.

Probabilmente non sapremo mai il motivo per il quale la popolazione prenuragica che cinquemila anni fa viveva nel territorio di Villaperuccio, scelse di realizzare una necropoli a Montessu: l’unica cosa certa è che questo luogo conserva ancora oggi un fascino che neppure lo scorrere dei millenni ha potuto scalfire.

L’area archeologica di Montessu è di sicuro una delle più vaste necropoli a domus de janas dell’Isola: un incredibile patrimonio storico e culturale che non appartiene solo a questo piccolo paese della Provincia di Carbonia – Iglesias, ma a tutta la Sardegna.

Sarebbe un vero peccato per i turisti che hanno scelto questa zona per la bellezza delle sue spiagge, non effettuare una visita guidata nella “città dei morti” con le guide esperte della Cooperativa Mediterranea che gestisce il sito. L’area è suddivisa in due zone ben precise: la prima grande conca, detta “Su Crabi”, ed una seconda più a monte, detta “Su Cungiau de Pittanu”.

La zona archeologica, che riveste un notevole interesse sotto l’aspetto naturalistico, domina dall’alto la grande pianura attraversata dal Rio Palmas, che lambisce l’attuale centro abitato di Villaperuccio e che in passato alimentava il villaggio preistorico di S’Arriorgiu e rendeva fertili campi a ovest verso lo sbocco sul mare.

In tutto sono una quarantina le tipiche grotticelle scavate a Montessu durante il periodo neolitico dagli abitanti di queste terre. La maggior parte delle tombe è composta da una o due celle, alle quali si accede attraverso corridoi scavati nella roccia che si affacciano su piccole finestre rettangolari.

Interessanti le decorazioni scoperte in diverse tombe: cerchi spirali e altre figure geometriche dipinte con l’ocra rossa o gialla sulla roccia sono ancora percepibili. Distinguibili anche le decorazioni che ricordano la Dea Madre e il Dio Toro, che sottolineano la cultura agropastorale del popolo prenuragico.

I reperti, recuperati dagli archeologi durante le diverse campagne di scavo oggi si trovano nel Museo Archeologico di Santadi e in quello di Cagliari.

Villaperuccio: alla scoperta della necropoli di Montessu

Villaperuccio Necropoli di Montessu

La necropoli di Montessu, visitabile tutto l’anno, fu scoperta quasi per caso quarant’anni fa: fu così che quelle cavità scavate nella roccia catturarono l’attenzione degli archeologi. “A Montessu si organizzavano dei pranzi dopo aver partecipato alla caccia alla volpe – racconta il sindaco, Antonello Pirosu – a uno di questi banchetti una volta prese parte anche il Professor Enrico Atzeni dell’Università di Cagliari che capì immediatamente che quelle serie di grotticelle che in passato offrivano riparo ai pastori erano in realtà una necropoli prenuragica.

Questo vasto sito, che copre una superficie di ben cinquanta ettari, rappresenta il fiore all’occhiello di Villaperuccio: proprio per questo siamo impegnati in un’opera di valorizzazione che va dal posizionamento della cartellonistica per facilitare il tour nel sito ai turisti provenienti da ogni parte del mondo, alla realizzazione di un adeguato impianto di illuminazione per consentire le visite alla necropoli anche di notte”.

Di recente il Comune di Villaperuccio ha ottenuto un finanziamento che permetterà di ridare vita alle pitture in ocra ormai sbiadite, che campeggiano in diverse celle funerarie di Montessu.

Stupefacenti le fattezze dell’ingresso di alcune tombe che ricordano un teschio: una scelta architettonica non certo casuale. In queste grotte artificiali scavate dall’uomo con oggetti di pietra, si distingue il fumo dei fuochi accesi dai pastori che all’interno delle domus de janas trovavano riparo, ignorando di trovarsi all’interno di antiche tombe.

Da Montessu è facile individuare i menhir che si stagliano nella vallata, due dei quali alti ben cinque metri: per abbracciarlo servono le braccia di tre persone.

Villaperuccio Menhir

“Le rocce utilizzate per realizzarli provengono probabilmente dalla parte alta del nostro territorio, ma capire come abbiano fatto a trasportarli sino a valle è un vero mistero – dice Pirosu – difficile capire anche come sia stato possibile, visto che non conoscevano ancora il ferro, intagliare la pietra con utensili dello stesso materiale: un’impresa davvero ardua”.

Non si sa neppure come abbiamo fatto a piantarli nel terreno: certo è che conficcare un masso di quelle dimensioni ad almeno due metri di profondità, abbia richiesto uno sforzo notevole. “Presto i terreni dove sorgono i menhir verranno confiscati – promette il sindaco – solo in questo modo si potrà provvedere a preservare e rendere fruibile delle opere realizzate dall’uomo agli albori della civiltà”.

Puntare sulla propria storia o meglio, sulla preistoria, per avvicinare i turisti che soprattutto nei mesi estivi raggiungono la parte meridionale dell’Isola: è questo l’obiettivo che operatori turistici e amministratori di Villaperuccio si sono prefissati.

“Questo paese incastonato tra mare e montagna merita di essere visitato non solo per il suo patrimonio archeologico, ma anche per l’offerta enogastronomica che può contare su formaggi e vini rinomati – spiega Antonello Pirosu – i numerosi bed&breakfast che stanno sorgendo a Villaperuccio sono il segnale che la nostra offerta turistica è in continua crescita”.

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Maggiori informazioni:

Comune di Villaperuccio www.comune.villaperuccio.ci.it