Oh… Robertooo!! Raccontaci di Jacopo Cullin

Oh… Robertooo!! Raccontaci di Jacopo Cullin
intervista all’attore Jacopo Cullin
di Ivan Murgana

Anche i viaggi più lunghi cominciano con un primo passo: quello artistico di Jacopo Cullin ha preso il via facendo il verso al nonno, per portarlo poi negli schermi televisivi di Videolina con i suoi divertentissimi personaggi e nelle piazze dell’Isola. La strada seguita è quella giusta: il giovane attore sardo sta facendo parlare di se anche oltre i confini isolani dimostrando di poter ricoprire qualsiasi ruolo.

Hai partecipato a “L’ospite perfetto”, una fiction andata in onda sui telefoni cellulari e sul web: come giudichi questo nuovo modo di fare spettacolo?
Senza dubbio innovativo, rischioso ma soprattutto coraggioso. Se questa è veramente, come si dice in giro, la nuova frontiera delle fiction, sono fierissimo di essere il protagonista della prima in assoluto.

Luca, il personaggio che interpreti, è un eterno Peter Pan: pensi di assomigliargli?
Oddio, per certi versi siamo simili… purtroppo io ho la tendenza al non fare niente se non ho un obiettivo da raggiungere, così come Luca, si attiva solo quando ha da lavorare, altrimenti si trascura un po’… Ovviamente Luca ha molti altri problemi, soffre di allucinazioni, e io credo di no… però se devo essere sincero, le sue allucinazioni sono state la parte più bella di tutta la fiction… Mi è toccato baciare un sacco di belle ragazze… è stata durissima!

A breve avremo modo di apprezzarti nel film di Stefano Reali, “Al di là del lago”: pensi di trovarti meglio davanti ad una cinepresa o sul palco di un teatro?
Sono due cose completamente diverse, due modi di lavorare e due ambienti che non c’entrano niente l’uno con l’altro… A teatro vivi momento per momento, non ci sono tempi morti, e quello che succede sul palco è estremamente intimo, lo potrai ricordare solo tu e chi ti sta guardando. Sono attimi che non tornano più. Il cinema invece è molto più elaborato. Diciamo che il teatro è come un formaggio fatto in casa e te lo vende direttamente il pastore, senza intermediari. Il cinema è come un pecorino d’origine controllata, dalla forma perfetta, con l’etichetta sopra, che ha passato tutti i controlli sanitari e lo puoi trovare tranquillamente dal salumiere sotto casa. A me piacciono tutti e due!

Cosa significa per un giovane partito da Cagliari approdare all’Actor Center di Roma?
Significa paura il primo giorno, felicità per aver trovato finalmente qualcosa che va oltre il concetto di recitazione il secondo giorno, la consapevolezza di essere uno dei tanti il terzo giorno. Sono arrivato e non avevo la più pallida idea di cosa stessi andando a fare, l’ambiente era terribile e io da buon sardo ero estremamente introverso, non risultavo nemmeno troppo simpatico. Vedevo ragazzi di 30/35 anni che cercavano di fare quello che volevo fare io, ma con 10 anni di esperienza in più sulle spalle, li vedevo determinati e di certo non molto propensi ad aiutarmi… concorrenza spietata.
Dopo qualche mese Micheal Margotta (il direttore artistico dell’Actor’s Center) mi fece diventare Membro a vita (il più giovane in assoluto). Ora quel posto per me è una seconda casa, e quando vado li cerco di dare una mano a chi approccia questo metodo per la prima volta. Dopo 3 anni penso di aver appreso tutto quello che c’era da apprendere, ora mi piacerebbe partire all’estero per continuare a studiare.

Jacopo Cullin 2008
Jacopo Cullin 2008

Hai recitato nel documentario di Fabio Massimo Lozzi, “Racconti dell’altro mondo”, dedicato all’universo omosessuale maschile nell’era dei Pacs: come ti sei trovato in questo ruolo?
Mettiamola così, non mi ha fatto impazzire… ma non tanto per il ruolo, perché facevo un extracomunitario che viveva a Roma e che aveva subito violenze, quindi un bel ruolo intenso, ma perché era fatto un po’ come si suol dire “alla trallallera”…

In futuro ti vedi più come attore comico o interprete di ruoli drammatici?
Mi vedo come attore. Posso ricoprire sia ruoli comici che ruoli drammatici.

Un regista con cui ti piacerebbe lavorare?
Davide Marengo… un regista giovane che farà sicuramente bene.

Ti ispiri a qualche attore in particolare?
Direi di no, almeno non ne ho la consapevolezza. Ogni volta che vediamo un qualcosa che ci piace inconsciamente va a finire nel nostro repertorio.

Il tuo film preferito.
Penso di non avere un film preferito… ma ti dirò il primo film che mi viene in mente… “Being there” che in italiano è stato tradotto in “Oltre il giardino”, con Peter Sellers.

Com’è stato il tuo rapporto con i Lapola con i quali hai lavorato per una stagione?
È stato sicuramente buono nel periodo in cui collaboravamo, penso di essere arrivato nella loro trasmissione in un momento creativo non troppo felice, anche gli ascolti non erano altissimi. Probabilmente i miei personaggi hanno stimolato la loro vena creativa, e infatti proprio quell’anno sono nati personaggi che ancora oggi propongono nelle loro trasmissioni.

Il tuo bagaglio di gag è ricco di personaggi, a quale sei più affezionato?
Non è la prima volta che mi viene posta questa domanda… probabilmente il personaggio a cui sono più affezionato è uno dei pochi che non ho mai portato in tv, Angioletto Biddi’e proccu, un vecchietto di Guasila. Diciamo che ho iniziato a farlo a 10 anni circa, imitavo mio nonno ahahah…

Visto come ti sei mosso in campo nella partita di beneficenza giocata a Cagliari di recente, ti sei pentito di aver intrapreso la carriera artistica anziché quella sportiva?
Assolutamente no, quella sportiva è una parentesi che mi porto dietro sempre con nostalgia, ma è giusto che rimanga una parentesi… se la domanda era ironica sappi che non mi hai fatto ridere.

Diamo un dispiacere alle tue fans: innamorato?
Per forza… seriamente innamorato della vita e dell’amore. Non credo di dare alcun dispiacere a nessuno.

Cosa bolle in pentola per il 2009?
Bolle ma per scaramanzia non diciamo niente…Grazie per l’ospitalità e un saluto ai lettori di Donna Moderna: si chiama così la rivista, giusto?

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